I Terroristi Della Svalutazione Confessano

I Terroristi del Partito Unico Dell’Euro Confessano quello che noi affermiamo da anni, ora la menzogna è finita.




Vittorio Boschelli
Con un certo piacere registriamo una confessione del SISTEMA attraverso il sole24ore che attendavamo da anni, quelli del Partito Unico Dell’Euro che sono in Parlamento e anche fuori (i rivoluzionari di oggi che fino a qualche mese fa cancellavano i nostri articoli anti-euro dai loro gruppi o pagine) non tutti chiaramente.
Quelli come Grillo: “svaluteremo del 50-60% e sarà un bagno di sangue”, Tabacci:”con il ritorno alla lira andremo a fare la spesa con la cariola”, Prodi: “senza l’euro saremmo falliti”, mi perdoneranno i non citati, ma l’elenco è INFINITO e le frasi TERRORISTICHE si sono sprecate in questi anni, invito tutti Voi a divertirvi con la ricerca di chi l’ha sparata più grossa, di certo oggi possiamo affermare senza alcun dubbio che loro MENTIVANO e noi da queste pagine affermavamo il vero, “il ritorno alla Lira non era un dramma ma l’unica nostra salvezza” e affermavamo anche che secondo gli studi fatti da gente seria e non COMICI o TERRORISTI, la svalutazione della lira dopo l’uscita dell’inferno dell’euro, sarebbe stata intorno al 20% con MOLTE possibilità di riduzione al 15% per effetto dell’apprezzamento del “nuovo” MARCO sul Dollaro e quindi un VANTAGGIO COMPETITIVO (richiesta dei nostri prodotti) per la nostra Italietta, che determinerebbe un apprezzamento della Lira sul Dollaro che è la moneta di riferimento.
Incassata la confessione, bisogna stare attenti all’altra MENZOGNA che ancora continuano a diffondere, anche dall’articolo si evince, e cioè che la colpa è stata nostra che non abbiamo fatto le “riforme”, anche questa menzogna è stata sempre contestata da noi, per due motivi, uno di forma e uno di sostanza.
Chiamare “riforme” lo smantellamento dello Stato Sociale e la Svendita di una Nazione, oltre che da VIGLIACCHI è un “vizio” ingannevole di forma.
Per non parlare della sostanza, le loro “riforme” le abbiamo fatte e come, Dini, Fornero, Maroni, Tremonti, Padoa Schioppa, Bersani, Saccomanni, ecc.
Tutte queste “riforme” a partire dagli anni 90 miravano allo stesso obiettivo, DISTRUGGERE il mercato interno attraverso la SVALUTAZIONE di Salari e Stipendi, cancellare lo Stato Sociale, la diminuzione dei SERVIZI PUBBLICI a favore delle lobby private di pochi eletti Italiani e Stanieri.
L’Italia è vero ha ancora delle grosse potenzialità, del nostro mercato e dei nostri RISPARMI (per molti fortunati) nessuno può farne a meno, altro che siamo troppo piccoli per competere, come vi hanno sempre detto i Killer dell’informazione, ma è anche vero che ci sono 15 Milioni D’Italiani che sono allo stremo, alla canna del gas per capirci e lor “signori” ancora parlano di “competitività” e di SANGUE DA DONARE in nome di essa per mantenere L’EURO e le loro POLTRONE, prima o poi tutto verrà alla luce, come dimostra l’articolo in questione, del sole24ore, il loro giornale per eccellenza.
Prima o poi, anche la storiella della “competitività” e delle “riforme” una parte di Popolo maggioritario la capirà e chiederà il conto a chi a sempre MENTITO e come i fatti di questi giorni hanno dimostrato, con i presunti “rivoluzionari” con la benedizione del SISTEMA, chi non ha CREDIBILITA’ e non ha avversato il sistema, attraverso l’informazione SERIA e con impegno certosino tra la gente, per la gente (e non per un attimo di gloria) donando loro la CONSAPEVOLEZZA in tempi non sospetti SUI VERI PROBLEMI che abbiamo NOI Popolo Italiano (euro, unione, liberismo, mondialismo) non potrà più INGANNARE quella parte di Popolo che ormai PRETENDE il meglio, il sano, il semplice, l’onesto, chi CREDE, chi è COERENTE NEL TEMPO, chi si occupa degli ULTIMI perchè i primi hanno goduto per molti decenni e ora è il momento di bilanciare il conto.


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Informazioni su Vittorio Boschelli

Lottiamo per una Nazione realmente sovrana e libera da vincoli esterni, dove la politica torni ad essere una cosa nobile e degna di rappresentare il volere del popolo italiano, dove il popolo torni ad essere sovrano, dove la Nazione torni a stampare moneta, dove la dignità dei lavoratori e dei pensionati sia ripristinata, dove la piccola e media impresa sia il motore della nazione, dove la politica torni a dettare le regole alla finanza e non il contrario.
Domenica • 15 Dicembre 2013 • Aggiornato alle 10:11
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La sorpresa del debito «sostenibile»



ROMA
Il debito pubblico italiano è molto più «sostenibile» di quello di Germania, Francia, Spagna, Gran Bretagna e persino Usa. Quella che può sembrare una provocazione è semplicemente un'equazione che calcola il "gap della sosteniblità" sommando il debito pubblico esplicito (il debito/Pil attuale che riflette il passato) con il debito implicito (che tiene conto degli obblighi di spesa futuri tra i quali pensioni e sanità) per arrivare a un debito totale. Ebbene in questa classifica - l'ultima calcolata in questi giorni dal Centro Studi dell'Università di Friburgo sotto la guida del Prof. Raffelhuschen - l'Italia svetta al secondo posto con un debito totale/Pil al 73%, dopo la Lettonia. Al quarto posto la Germania (154%), 16a la Francia (449%), 22a la Gran Bretagna (640%), 24a la Spagna (672%). Gli Usa sarebbero ultimi, al 1.300 per cento.
L'esito controverso di questo ranking, che premia l'Italia nonostante la crescita sia gracile e molte delle grandi riforme strutturali ancora al palo, non sorprende affatto Alexander Kockerbeck, ex analista per il debito sovrano di Moody's e attualmente consulente in Germania: Kockerbeck è convinto da tempo che nel valutare l'affidabilità e la sostenibilità del debito pubblico l'importanza assegnata nei rating alla crescita è smisurata. E, quel che è peggio, non tiene spesso conto della qualità della crescita, quando virtuale, non reale essa sia: nella storia recente sono stati numerosi i casi di un Pil che è salito perchè drogato da bolle speculative immobiliari, da squilibri della finanza. Per non parlare dei Paesi che crescono grazie all'aiuto del QE delle banche centrali e quindi con tassi tenuti artificialmente molto bassi, svalutazione della divisa e inflazione.
«L'Italia ha una crescita del Pil fiacca, molto debole ma almeno è una crescita onesta. È la più onesta che c'è, nel senso che non nasce da una degenerazione. L'Italia non è cresciuta negli anni passati con le bolle speculative immobiliari oppure partecipando alle avventure virtuali della finanza - sostiene Kockerbeck candidamente -. E ora l'Italia esce dalla recessione nonostante la condizionalità sottintesa delle OMTs abbia imposto l'austerity e il rigore sui conti pubblici, e torna a crescere senza l'aiuto della svalutazione dell'euro, senza tassi bassissimi (perchè paga lo spread), senza inflazione: un sostegno che invece gli Usa e il Regno Unito, tornati a crescere, hanno avuto dalla Fed e dalla Bank of England con il QE che dà più tempo per fare le riforme».
Secondo Kockerbeck, le agenzie di rating in particolar modo considerano la crescita un elemento chiave per la sostenibilità del debito pubblico ma questo elemento, importantissimo, va comunque valutato con un insieme di fattori, tra i quali «gli obblighi futuri di spesa pubblica, la qualità della crescita e le opzioni rimanenti di aggiustamento». La crescita della Spagna, per esempio, «era virtuale, non reale, quindi non sostenibile».
L'Italia, come evidenziano i calcoli disponibili e il ranking del Centro studi dell'Università di Friburgo, risulta l'unico Paese in Europa in grado di controllare gli obblighi futuri «connessi all'invecchiamento della popolazione che sono essenzialmente i finanziamenti di pensioni e sanità». Nel calcolo del debito totale, che unisce il debito esplicito e il debito implicito, si misura il «sustainability gap» e la dinamica del debito implicito diventa dominante. Kockerbeck sottolinea che l'Italia «è uno dei rari Paesi con un surplus primario del bilancio dello Stato». E aggiunge: «Non capisco perchè il rating dei titoli di Stato italiani rimanga vicino al livello di junk con outlook negativo - livello fondamentalmente inspiegabile e basato sull'ormai obsoleto "panico" del mercato». Questo alla luce delle OMTs della Bce.
Anche per Kockerbeck resta il rischio che l'Italia non porti avanti le riforme e non riesca ad abbassare il debito esplicito: «è un rischio alto, ma l'osservazione non deve finire qui. La dinamica del debito pubblico italiano sembra essere controllabile - più che in molti altri paesi - e la strada sembra meno lunga. Sarà la voglia e la capacità politica a decidere».
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