domenica 19 novembre 2017

Ecco perché occorre votare un Sovranista, anziché un Euroliberista...

Leggete e rileggete attentamente, io l'ho fatto....!
Quando quanto segue sarà la Bibbia della maggioranza degli italiani (di una nazione europea, diciamo), e si deve faticare per arrivare a ciò (nulla si ottiene senza sacrifici), si capirà anche cosa fare per risolvere i problemi, ma senza capire cosa è successo nel 2007, è illusorio pensare di riprendersi con soluzioni fantasiose.
Quindi, quando avrete capito bene - con fatica - quanto segue, allora capirete da soli che non occorre più votare un Euroliberista, bensì un Sovranista!
E' per tal motivo che dal 2012 (con la creazione del mio blog su Google e di una specifica pagina Fb, oltre che di un mio gruppo Fb generale, che si occupa anche di questo argomento) ho capito che necessita l'uscita dalla maledetta moneta a debito chiamata "Euro" e, di conseguenza, la riconquista della Sovranità Monetaria e parlamentare, e da tale data lotto, con i miei scritti, per farlo capire a voi, maggioranza del popolo italiano.....
Salvatore BRUNO BOSSIO
Il romanzo di centro e di periferia
(per voi, e solo per voi, un paragrafo che ho deciso a malincuore di sopprimere dal "Tramonto dell'euro", per motivi di spazio. Nessuno dei miei referee ha gradito la scelta, e rimedio proponendovelo qui. Una storia che conoscete già, ma raccontata in un modo diverso.
Aggiungo due comunicazioni di servizio: presto sarà pronto l'ebook, e la seconda ristampa è stata avviata al magazzino. L'editore sta adottando una strategia più aggressiva. I lettori di Genova dovrebbero già da oggi trovare un congruo numero di copie alla Fentrinelli. Abbiate fede.)
Il romanzo di centro e di periferia
I protagonisti sono due: quello maschile è un paese sviluppato, lo chiameremo “il centro”, con una forte base finanziaria e industriale; quello femminile è un paese, o un gruppo di paesi, relativamente arretrato, che chiameremo “periferia”.
Fra centro e periferia l’attrazione è subitanea e fatale (soprattutto per la periferia), ma, come in ogni trama che si rispetti, la diversità di origini pone qualche problema. Dove sarebbe altrimenti l’interesse della storia? La storia è interessante proprio perché i protagonisti sono diversi, molto diversi.
Il centro è un ragazzo moderno, spregiudicato, mentre la periferia è una ragazza all’antica, risparmiatrice, saggia, e un po’ repressa. Che pensate? No, non sessualmente repressa! Questo, al centro, non interessa. Non ricordate? Il centro è virtuoso. Lapida le adultere (dopo esserci andato a letto).
No, la periferia è, come dicono gli economisti, un po’ repressa finanziariamente, il che significa, in buona sostanza, che nella periferia lo Stato mantiene un certo grado di controllo sul circuito del risparmio e dell’investimento.
Ad esempio, pensate un po’ che idea bislacca, nella periferia si considera la politica monetaria come uno strumento a disposizione dell’azione del governo, da mantenere, sia pure in forma mediata, sotto il controllo della sovranità democratica dei cittadini. Avete capito bene: è esattamente quello che gli intellettuali della nostra sinistra definirebbero “populismo”, che è poi il termine con il quale certi sinistri intellettuali etichettano qualsiasi circostanza nella quale il popolo non fa ciò che loro hanno deciso che faccia. Che ne sa il popolo della moneta?
La periferia è repressa e populista, e da questo scaturiscono tutta una serie di vetuste pratiche: la banca centrale non è “indipendente” (che poi significa indipendente dai lavoratori, ovviamente, non dai capitalisti), e una serie di istituzioni finanziarie (banche, fondi pensione) sono sotto il diretto o indiretto controllo dello Stato; il costo del denaro quindi non è fissato ad arbitrio del mercato, ma è gestito, indirizzato, dallo Stato; e per realizzare questo obiettivo i movimenti internazionali di capitali sono sottoposti a controlli, perché altrimenti i capitali fuggirebbero in cerca di miglior remunerazione altrove; ma non solo i deflussi, anche gli afflussi di capitali sono controllati, dalla periferia repressa: l’idea moderna che le aziende (pubbliche o private) nazionali siano lì per essere messe in vendita al miglior offerente, questa idea tanto progredita, nella periferia ancora non è arrivata; e questo vale soprattutto in ambito finanziario, dove si applica alle banche estere quel principio che i paesi progrediti applicano solo ai lavoratori esteri: “Io non sono razzista, basta che ognuno stia a casa sua”; principio che fa rabbrividire quando è applicato alle persone, e anche quando non è applicato alle banche; invece, guarda un po’, la periferia è talmente repressa che perfino le istituzioni finanziarie nazionali vengono controllate dallo Stato, che impone loro vincoli di portafoglio, che poi significa che queste istituzioni sono obbligate ad acquistare una certa quota di titoli del debito pubblico; e impone anche massimali sul credito, che significa che le banche non possono prestare troppo, cioè che i privati non possono indebitarsi troppo; del resto, nemmeno lo Stato si indebita troppo, e anzi il suo debito in rapporto al Pil scende, perché i tassi di interesse sono tenuti sotto controllo, e quindi non è necessario rincorrere, aumentando la pressione fiscale e diminuendo la spesa per i servizi essenziali, l’esplosione della spesa per interessi (che poi significa redistribuire reddito dai contribuenti che contribuiscono ai detentori dei titoli del debito... che spesso non contribuiscono).
Ecco: questa è la repressione finanziaria. Non se n’è occupato Sigmund Freud, ma Carmen Reinhart (fra gli altri). Qualcuno, più cortese, la chiama “regolamentazione” dei mercati finanziari.
Vi sembra un mondo così strano, così vetusto? Be’, avete memoria corta: fino agli anni ’80 questo mondo è stato il nostro mondo, il mondo occidentale, ed è ormai chiaro che occorre che torni nuovamente a esserlo.
Comunque, quel mondo ora non è più il nostro, e quindi così non va: il centro, che è un ragazzo evoluto, non può mica presentare ai propri genitori, i mercati, una ragazza così fuori moda! E allora il centro “suggerisce” alla periferia qualche riforma, anzi, due riforme a caso, sempre quelle: l’adozione di un tasso di cambio fisso e la liberalizzazione, dei mercati finanziari, e anche, a valle, dei movimenti internazionali di capitale.
Il centro, che è un po’ un furbetto, ottiene così due vantaggi. Vantaggio numero uno: in periferia la liberalizzazione dei mercati finanziari necessariamente fa salire i tassi d’interesse. Pensate: lo Stato non può più contare su una serie di acquirenti istituzionali per i suoi titoli (non la Banca centrale, che diventa “indipendente”; non le banche e i fondi pensione, che piano piano passano in mano al settore privato), e quindi per finanziarsi deve offrire tassi d’interesse più alti.
Ma anche i tassi del settore privato vengono liberalizzati, e quindi tendenzialmente crescono. Pensate: in periferia di capitali in effetti bisogno ce n’è, visto che, come abbiamo detto, la sua base industriale è arretrata, il che necessariamente comporta che i tassi d’interesse tendano ad essere alti. Ma prima, quando la periferia era repressa, lo Stato in qualche modo controllava il costo del denaro, mantenendolo entro limiti da lui stabiliti. Certo, in questo modo il denaro costava relativamente poco, ma se l’economia si surriscaldava, perché gli imprenditori ne prendevano troppo in prestito, lo Stato interveniva, magari con strumenti di tipo quantitativo, come il massimale sugli impieghi: se, per un dato costo del denaro, il settore privato si stava indebitando troppo, finanziando in debito la propria domanda di beni, semplicemente lo Stato proibiva alle banche di prestare oltre un certo limite. Ma ora i controlli quantitativi vengono aboliti: che brutta cosa, sa di economia pianificata, mica siamo bolscevichi! Il mercato sa cosa fare, lasciamo che domanda e offerta siano guidate dal prezzo, liberalizziamo i tassi! Quindi, se si vuole evitare che venga erogato troppo credito necessariamente bisogna lasciare che il tasso di interesse cresca. Certo: in questo modo gli imprenditori locali ci pensano due volte a indebitarsi a tassi più alti (legge della domanda e dell’offerta: costa di più, compro di meno).
Ma... forse avete dimenticato un dettaglio. Eh già! Abbiamo liberalizzato anche i movimenti internazionali di capitali. E allora cosa succede? Succede che i creditori del centro, le grandi banche del sistema maturo, attirati dai tassi più alti, esportano i capitali in periferia. Capitali ne hanno, e come! Il centro ha un’industria che guadagna bene, e gli industriali non son soliti tenere i soldi sotto il materasso, sapete? Quindi le banche del centro i soldi ce li hanno, e li spostano in periferia, dove lo Stato e i privati pagano interessi più alti che nel centro, maturo, sazio e repleto di capitali.
Come fanno? In mille modi: aprono filiali delle loro banche nella periferia (ora si può); aprono finanziarie che gestiscono il risparmio o erogano credito al consumo (ora si può); magari integrano queste finanziarie nelle catene di distribuzione (supermercati, concessionarie) che nel frattempo si sono acquistate (ora si può); e poi possono sempre intervenire nei mercati borsistici e acquistare pacchetti di controllo di aziende nazionali (ora si può); e se qualche azienda nazionale che fa bei soldi fosse, malauguratamente, pubblica, non c’è problema: si comprano due o tre giornali (ora si può) e un po’ di ministri (questo si è sempre potuto), e si comincia a diffondere ventiquattro ore su ventiquattro l’idea che lo Stato è inefficiente e fonte di ogni male, e che quindi bisogna privatizzare le aziende pubbliche, partendo da quelle che funzionano, e il gioco è fatto.
Illustri economisti, dalle colonne di prestigiosi quotidiani, annuiranno compiaciuti.
Ma perché siamo partiti dalla fissazione del cambio? Ma è semplice! Perché i capitalisti del centro desiderano (legittimamente) lucrare lo spread, la differenza, fra i tassi d’interesse, senza patire rischio di cambio, cioè senza correre il rischio che la periferia svaluti, come sarebbe in fondo naturale per un paese che diventa importatore netto di capitali e quindi di merci. In fondo non c’è nulla di male: giochi innocenti, purché si sappia smettere al momento debito (cioè: al momento giusto, ma non so perché mi è venuta la parola “debito”).
E poi, pensateci un momento. Se anche i tassi d’interesse fossero uguali al centro e alla periferia, fissando il cambio, un effetto comunque lo si ottiene. Sapete quale? Ve lo dico subito: aumenta lo spread. “Come?” direte voi “Ma adottando un cambio credibile non si abbassano forse gli spread, com’è successo in Europa, dove i greci e gli spagnoli hanno potuto beneficiare di tassi tedeschi?” Aspettate un attimo: al vostro ragionamento manca un pezzo.
Se si effettua un investimento in un’altra valuta, nel rendimento complessivo bisogna anche considerare la rivalutazione o svalutazione attesa di questa valuta. Esempio pratico: prima dell’euro, il tedesco che prestava allo spagnolo doveva guardare non solo ai tassi d’interesse (più alti in Spagna), ma anche a cosa avrebbe fatto il cambio. Ti serve a poco guadagnare un punto di interesse in più prestando a Carlos anziché a Hans, se poi Carlos svaluta, poniamo, del 4%, giusto? Dice: ma noi quando parliamo di spread confrontiamo solo due tassi di interesse, mica parliamo di cambio. E certo, appunto: oggi il cambio non c’è più: è 1 euro (italiano) per 1 euro (tedesco). Per questo non parliamo di cambio, perché il cambio non c’è. Ma quando c’era se ne parlava.
Vuoi un esempio? Nel 1998, un anno prima dell’entrata in Eurolandia, il tasso d’interesse sui titoli a lungo termine era 4.8 in Spagna contro 4.6 in Germania (dati IFS, 2010), e quindi lo spread era 0.2, cioè 20 punti base. Ma siccome la peseta nel 1998 perse circa l’1.2% sul marco, lo spread effettivo, cioè corretto per la svalutazione, fu negativo: 0.2-1.2=-1.0, cioè l’investitore tedesco prestando a Carlos in fondo ci avrebbe rimesso. Meglio prestare a Hans. Nel 1999 i due tassi erano entrambi scesi, di conserva: Spagna 4.7, Germania 4.5. Lo spread quindi era 0.2, come l’anno prima. E quello corretto per la svalutazione? Ehi, amico, sveglia! Nel 1999 c’era l’euro, quindi non bisognava più correggere per la svalutazione. Capisci cosa significa? Significa che lo spread della Spagna era passato da -1.0 a 0.2, cioè era aumentato di 1.2, di 120 punti base. Con l’euro, meglio prestare a Carlos, no? Sembra poco, lo so, a me e a te che movimentiamo un conto corrente a tre zeri (se va bene): ma se tu muovessi milioni di euro, questa differenza di rendimenti diventerebbe significativa, credimi, e porteresti i tuoi soldini dove essa è positiva: nell’esempio, in Spagna.
L’arrivo di liquidità in periferia apre nuove opportunità d’investimento e di consumo, sia perché l’afflusso di denaro dall’estero, piano piano, dopo la fase iniziale, fa diminuire tassi e spread (legge della domanda e dell’offerta), sia perché la liberalizzazione dei mercati finanziari crea nuove possibilità di spesa. Nel mondo represso non si “fanno le rate” per un televisore. In quello libero sì. Gli economisti li chiamano “mercati finanziari perfetti”, quelli dove si può avere tutto subito, perché trovi sempre qualcuno che ti finanzia, ovviamente pagando un prezzo. Quindi la periferia è euforica: le sembra di toccare il cielo con un dito: titillata dai capitali del centro raggiunge vette di piacere consumistico per lei insospettate fino a pochi mesi prima. Orgasmi multipli, lubrificati dalle rate: nuova automobile, nuovo frigorifero, nuovo televisore... Per non parlare della possibilità di contrarre mutui per acquistare prime, e anche seconde case (perché spesso, nella periferia, la prima casa una famiglia ce l’ha)...
Come avrete capito, qui subentra il secondo vantaggio per il centro: drogando coi propri capitali la crescita dei redditi della periferia, il centro si assicura un mercato di sbocco per i propri beni, che i cittadini della periferia possono ora acquistare grazie agli effetti diretti e indiretti di un più facile accesso al credito.
Insomma: è la solita storia. Il centro versa da bere, la periferia, distratta (d’accordo, non sempre), beve, e accorda al centro gli estremi favori... dei suoi cittadini, che comprano, comprano, comprano, assorbendo il sovrappiù del maturo sistema industriale del centro.
Inizia la parte triste della storia.
La periferia si gonfia.
E anche qui siete fuori strada: non è una gravidanza, ma una bolla.
Cos’è una gravidanza lo sapete, questo è decisamente un libro per adulti. Ma siete sicuri di sapere cos’è una bolla? Come la definireste? Va bene, dai, non voglio mettervi in difficoltà. In fondo, se qualcuno chiedesse a me cos’è esattamente una gravidanza, non sono sicuro che saprei rispondere in modo tecnicamente esatto. Una bolla è lo scostamento del prezzo di un’attività finanziaria dal suo valore fondamentale. Mi spiego. Il valore attuale di un’azione, in linea teorica, dipende dal valore dei dividendi futuri, da quanto reddito l’azione ti garantisce nel lungo termine. Un valore incerto, naturalmente. L’azione però può anche essere comprata e venduta liberamente, lo sapete. Ora, succede che se qualcuno si aspetta che i rendimenti futuri crescano, offrirà di più per acquistare una data azione. E se qualcuno si aspetta che qualcun altro offra di più per acquistare un’azione, cercherà di acquistarla, per venderla quando l’altro sarà disposto a pagarla di più, ma così facendo (cioè acquistandola) contribuisce a farne salire il prezzo. Si chiama “aspettativa che si autorealizza” (self-fulfilling expectation). Ora, siccome al primo che fa questo ragionamento le cose vanno, evidentemente, bene, anche un secondo, e poi un terzo, e poi un quarto, si accodano, domandando quell’azione, il cui prezzo viene spinto su da una domanda che non ha più alcuna relazione con il rendimento atteso a lungo termine (i dividendi futuri), ma solo con l’aspettativa che tutti hanno che il prezzo cresca.
Capite cosa vuol dire che il prezzo si scosta dal valore fondamentale? La matematica finanziaria ci insegna che con tassi al 5%, ha un senso pagare 20 un pezzo di carta che ogni anno ti paga un reddito di 1. Ma se per qualche motivo quel pezzo di carta lo vogliono tutti, tu magari ti trovi a pagarlo 100, e lo fai volentieri, perché pensi che dopodomani lo vendi a 150. Perbacco! Vuoi mettere il 50% in due giorni rispetto al 5% in un anno?
Ma quanto possano essere lunghe quarantotto ore lo sanno bene quelli che avevano azioni in portafoglio il 25 ottobre del 1929, aspettando la riapertura dei mercati il lunedì successivo, sì, proprio quello passato alla storia come “lunedì nero”.
E la bolla immobiliare? Semplice: tornate indietro di qualche riga, sostituite alla parola “azione” la parola “appartamento”, e alla parola “dividendo” la parola “affitto”, ed ecco la bolla immobiliare. La quale, però, una differenza ce l’ha: che gli appartamenti sono meno “liquidi” delle azioni: non basta telefonare al proprio promotore finanziario per disfarsene...
Insomma: la periferia, grazie ai capitali esteri, cresce. Crescono i consumi, crescono anche gli investimenti. Allettati dalla sua crescita, i mercati convogliano verso di essa capitali in misura sempre maggiore, tanto più che la crescita drogata dal debito privato (i capitali esteri prestati a famiglie e imprese) causa un miglioramento delle finanze pubbliche: il rapporto debito pubblico/Pil si stabilizza o scende. I grulli (o i furbi?) per i quali “l’unico debito è quello pubblico” sono così rassicurati. Quanto sembra virtuosa la periferia agli sceriffi (ingenui o conniventi?) del Fondo Monetario Internazionale! Vedi? La periferia è una brava ragazza, ha fatto quello che dicevamo noi, gli sceriffi: si è data un cambio “credibile” (infausto eufemismo), si è fatta un tantinello zoccola, cioè si è liberalizzata, e i risultati si vedono...
Libertà (finanziaria), quanti delitti si commettono in tuo nome!
L’afflusso di capitali non è più guidato dallo spread, dalla differenza fra tassi della periferia e tassi del centro. Può infatti accadere (ma non sempre accade) che questa differenza si riduca: la mobilità dei capitali, dicono i libri degli economisti, eguaglia i rendimenti da un paese all’altro (legge della domanda e dell’offerta). Non è sempre così, ma anche fosse, ormai quello che attira i capitali in periferia non è il tasso d’interesse, il rendimento a lungo termine, ma il guadagno in conto capitale, la crescita convulsa del prezzo delle attività.
Nell’economia drogata sale la febbre: l’accesso al credito facile fa salire l’inflazione, e se all’inizio ci si rivolgeva all’estero per comprare beni di lusso, col tempo i prodotti esteri diventano competitivi anche sulle fasce più basse, perché i prezzi interni sono cresciuti, quindi il deficit commerciale si approfondisce, e occorrono nuovi capitali esteri per finanziarlo. Del resto, lo abbiamo detto prima: un importatore netto di capitali è anche un importatore netto di beni.
Proprio così: drogata, la periferia è drogata di capitali esteri, e la dose deve essere sempre maggiore, per fare effetto. Non c’è crimine verso se stessa che la periferia non perpetri pur di ottenerla. Si prostituisce in ogni modo, distruggendo in pochi anni lo stile di vita e le ragionevoli aspettative di reddito dei suoi cittadini, che si vedono privati dall’oggi al domani di diritti che ritenevano acquisiti, come quelli all’assistenza e alla previdenza; smantellando il proprio sistema industriale, che tanto non le serve più, perché i capitali arrivano, quindi arriveranno sempre, e sarà sempre possibile acquistare all’estero, dove lo fanno tanto meglio, quello che non si ha più convenienza a produrre in casa; cedendo insomma il meglio di se stessa, tutta se stessa, al centro.
“Mi ami, centro?” “Certo, periferia!” “E mi amerai sempre, vero?” “Certo, sciocchina, che domande sono! A proposito, ma cosa te ne fai di quell’industria petrolifera, come si chiama... Ani, Azienda nazionale idrocarburi... Dai, dammela, su, dammi l’Ani, che in cambio avrai un afflusso di capitali che neanche te l’immagini” “Ma devo darti anche questo?” “Ormai mi hai dato tutto!” “Ma la mamma mi ha detto...” “La mamma? Ma hai visto Solone e Licurgo dalle colonne del Corriere? Vedi come ti incitano a vendere l’Ani” “Ma io ho un po’ paura...” “Ma io ti amo, periferia. Dai, dimmi di sì, e vedrai quanta liquidità inietterò nel tuo circuito...”
La sventurata rispose.
Il fatto però è che esiste una legge non so se dell’economia o proprio della natura, quella che dice che “il troppo stroppia”. In economia penso la chiamino legge dei rendimenti decrescenti. Trovare impieghi produttivi per masse enormi e crescenti di capitali non è facile, e gli afflussi di capitali (sì, proprio quelli dei quali i nostri Quisling tanto lamentano la carenza in Italia), sono, per il paese che li riceve, debiti esteri, che occorrerà rimborsare, e che però, quanto più crescono, tanto meno producono i redditi necessari a ripagarli.
Ah, non lo sapevate? Come? Proprio voi, i luogocomunisti, gli spaghetti-liberisti, gli araldi del libero mercato e dell’economia ortodossa, mi ignorate quest’altra semplice verità: non ci sono pasti gratis, no free lunch, non puoi avere qualcosa per niente. Ah, capisco, capisco... In effetti, sì, mi era sembrato di leggere qualcosa del genere nei giornali italiani. Sapete, io ormai li uso solo per incartare il pesce, e così, fra una squama di branzino e uno schizzo di nero di seppia mi era sembrato in effetti di intravvedere che esiste in Italia una sinistra genia di imbecilli che pensa che i capitali arrivino dall’estero gratis, che gli imprenditori esteri comprino azioni italiane, o comunque acquisiscano il controllo di aziende italiane, perché noi siamo simpatici, creativi, insomma, perché ci vogliono bene. E che quindi gli afflussi di capitali sono un bene: noi ne abbiamo bisogno, loro ce li danno, e la storia finisce lì. Ma pensavo di aver letto male, sapete, nella fretta, la padella sul fuoco, gli ospiti in terrazza... Invece voi mi dite che c’è veramente qualcuno che è così cretino da pensare che l’estero i capitali li regali!? E quindi che la svendita delle aziende pubbliche e private italiane a investitori esteri vada non solo non ostacolata, ma addirittura favorita!? E mi dite addirittura che glielo fanno scrivere sui giornali!?
Ma io, da domani, con quei giornali non ci incarto più nemmeno il pesce. Il nobile branzino non merita un sudario tanto abietto...
Vi spiego: chi presta, che deve farsi ridare i soldi con gli interessi, lo sa. Mica pensa di regalarli. Fosse scemo! E questo vale per tutti i tipi di prestiti, capite?
Esempio: chi acquista un’azienda in periferia non lo fa perché vuole portare in periferia lavoro e crescita (in effetti, in due casi su tre comincia col licenziare qualcuno, ci avevate fatto caso?). No: lo fa perché vuole giustamente far profitti e poi riportarli al centro (e magari, per farne di più, di profitti, passa sopra a qualche regola, ci avevate fatto caso?). Ecco, cercate di chiavarvi in capo questa semplice realtà: quello che oggi è un afflusso di capitali domani diventa un deflusso di redditi. L’afflusso di capitali dall’estero (per comprare un titolo pubblico, per finanziare l’acquisto della seconda casa o del primo televisore al plasma di un privato, per acquistare un’azienda), domani diventa un deflusso di redditi verso l’estero (interessi o profitti). Capito? Oggi entrano i soldi, sotto forma di credito (per il centro), cioè debito (per la periferia). Domani i soldi escono, sono redditi passivi in bilancia dei pagamenti, redditi che ampliano ancora di più il deficit estero della periferia, la quale, come usura insegna, a un certo punto è costretta a farsi prestare altri capitali, non più per finanziare investimenti produttivi, e nemmeno per finanziare consumi, ma semplicemente... per pagare gli interessi! E quei capitali, la periferia, all’inizio nemmeno voleva, all’inizio non ne aveva nemmeno bisogno, ricordate? Perché nel mondo “represso” il circuito del risparmio si chiudeva all’interno del paese: alla periferia bastavano i risparmi dei suoi cittadini, che ne avevano, perché siccome non tutto era stato privatizzato, e quindi i servizi essenziali non costavano somme sempre maggiori, in fondo non si stava così male, qualcosa si risparmiava.
Ci si avvicina al triste epilogo.
Un bel giorno la periferia si sveglia, ha le nausee, vomita. Una grossa azienda va in crisi finanziaria? Le banche accusano “sofferenze” (che poi significa che capiscono che i loro debitori non ce la faranno a restituire i soldi)? Insomma, succede qualcosa, e l’amore finisce, lasciando il posto a una certa insofferenza. Il centro comincia a dubitare della capacità della periferia di rimborsare i propri debiti. Esige così il pagamento di interessi sempre più alti a copertura del rischio, lo spread, che era partito alto (vi ricordate?), e poi si era annullato, decolla di nuovo. La periferia si avvita nella spirale del debito estero, si gonfia sempre di più, e per sapere il seguito basta aprire un giornale. Non è un happy ending.
Addì 21.11.2012.
(Alberto Bagnai) 

domenica 12 novembre 2017

Rielaborazione di una mia vecchia idea, ora aggiornata, per far lavorare circa n.ro 7/8.000 ex percettori mbd calabresi...

IDEA SUGGERITA (PER CREARE LAVORO PER CIRCA N.RO 7/8.000 EX PERCETTORI MBD CALABRESI)
Sto immaginando un grande ente regionale calabrese “in house” (assolutamente NON uno dei soliti "carrozzoni"...) che nei più disparati campi e competenze dei lavoratori interessati (operai ed impiegati) (servizi, costruzioni, manutenzioni, pulizie, ecc.) - in modo snello, veloce e ben organizzato (a mo' di impresa privata per snellezza e produttività) - facesse lavorare circa n.ro 7/8.000 ex percettori mbd calabresi (N.B.: Questo numero di lavoratori non è casuale, ma è la stima ad oggi dei disoccupati ex percettori mbd calabresi, in base ai tirocini in atto, o in partenza, in Calabria, al momento...tenuto conto anche del fatto che - per esempio - su 6.700 tirocini banditi, i tirocinanti effettivi sono appena 3.850...) nelle scuole, nei Comuni, nelle Province, negli altri enti, sia all'interno, cioè negli uffici, che all'esterno, cioè nei paesi e nelle città (pulizia paesi e città, lavori edili, restauri, ripristini, taglio erba, disbrigo pratiche e servizi più disparati per i cittadini, progettazioni, ecc.)... QUESTO ENTE REGIONALE CALABRESE POTREBBE ESSERE CHIAMATO, PER ESEMPIO, "RDC - RINASCITA DELLA CALABRIA" oppure "CCR - CALABRIA CHE RINASCE", o altro nome... Cosa ne pensate!?
MOTIVAZIONI DELLA FORMA TECNICA SUGGERITA PER ATTUARE L’IDEA
P.S.: Sto immaginando questa forma tecnica unica regionale in quanto ritengo che far costituire tante piccole cooperative sia troppo dispendioso...burocratico...lento...rischioso per i singoli presidenti e soci...sicuramente in gran parte pure protestati e "cattivi pagatori"...in Cai...ecc., problema tasse da pagare...contributi Inps ed Inail...spese amministrative...bilanci da depositare ogni anno...Durc periodici....insomma n.ro 7/8.000 poveri disgraziati non possono sobbarcarsi spese ed oneri ulteriori...senza soldi e pure senza certezze! Devono solo poter lavorare, ciascuno per le proprie capacità e competenze, ed esser pagati il giusto e puntualmente, per servizi che presteranno e lavori che eseguiranno, utili per l'intera collettività.
DESCRIZIONE FORMA TECNICA SUGGERITA E SUA ATTIVITA’
Questo grande ente regionale calabrese “in house”, da costituire e finanziare coi fondi europei (fondi che non mancano, almeno fino al 2020, basta saperli impegnare, progettare, giustificare, insomma ci vuole la volontà politica e l’impegno concreto e non a parole, impegno magari appoggiato fortemente dai Sindacati, cosa che auspico fortemente, ma anche con eventuali fondi regionali), denominato - come accennavo sopra - "CCR - CALABRIA CHE RINASCE" (o "RDC - RINASCITA DELLA CALABRIA", o altro nome...), per farmi capire ancòra meglio, sarebbe una specie di Agenzia per l’occupazione, declinata in vari centri a livello degli enti locali (Comuni e Province; ricordo a me stesso ed a tutti che il numero esatto dei comuni calabresi - somma delle cinque province - è di 405): essa dovrebbe assumere direttamente i suddetti n.ro 8.000 ex percettori mbd (e, in mancanza, lavoratori precari e disoccupati), con apposite graduatorie se le domande di detti ex percettori mbd dovessero, invece, essere superiori a detto numero, impiegandoli nei molti lavori ad alta intensità di lavoro - anche qualificato - di cui i vari enti locali, scuole, amministrazioni, enti, ecc., hanno bisogno. Tra questi sarebbero sicuramente da annoverare interventi per il riassetto idrogeologico del territorio (frane, regimazione acque...), ma anche quelli inerenti la ristrutturazione nel campo dell’edilizia scolastica, o della tutela dei beni culturali, spesso abbandonati in modo delittuoso, supporti ed aiuti al turismo, e tantissimi altri ancora: amministrazione, progettazione, sorveglianza, accompagnamento disabili, affiancamento alunni con handicap, ecc.
STIMA COSTI ANNUALI
Per quanto concerne la stima dei costi, il suddetto ente regionale calabrese “in house” dovrebbe offrire un salario/stipendio di almeno 600 euro mensili (20 gg. al mese a 4 ore al giorno, oppure 16 gg. al mese a 5 ore al giorno: in totale sarebbero sempre 80 ore mensili, retribuite ad euro 7,50 cadauna) e versare a parte il costo dei contributi ed oneri sociali (Inps) ed assicurativi (Inail): in ipotesi - per semplificare - 400 euro mensili; pertanto, totale mensile speso per ciascun lavoratore euro 1.000: annuali, quindi, totali euro 12 mila. Ipotizzando totali n.ro 8.000 occupati, il totale generale annuo speso verrebbe euro 96 milioni (cioè 8 milioni di euro al mese). Questa cifra non sarebbe, però, un costo “morto”, una spesa inutile, per almeno tre motivi:
1) i servizi offerti negli enti pubblici ed alla cittadinanza ed i lavori eseguiti per la collettività hanno, oltre ad un grande valore sociale (sia per i poveri e bisognosi e sia per la cittadinanza tutta, visto che i Comuni sono sempre carenti di organico a causa del blocco delle assunzioni), un loro indubbio valore economico (lavori e servizi che, se seguiti e diretti con spirito imprenditoriale, supera, e di parecchio, il semplice importo speso);
2) detta spesa creerebbe, come è ovvio, ricchezza (sia per i diretti interessati - i lavoratori impiegati - e sia per l’intera economia calabrese): questo denaro, questa ricchezza, andrebbe nelle tasche di 8.000 cittadini altrimenti disoccupati, quindi 8.000 famiglie, intervenendo direttamente a favore della loro capacità di spesa e dunque alleviando quel deficit di domanda che è il grande freno alla ripresa dalla crisi economica (in atto, ormai, dal lontano 2007);
3) inoltre, molte imprese private sarebbero felici di partecipare ai costi, facendo lavorare al loro interno una parte di detti lavoratori, a fronte del pagamento di una parte dello stipendio da parte del suddetto ente regionale calabrese “in house”, e ciò - così - contribuirebbe a diminuire la suddetta spesa annua, stimata, di euro 96 milioni (ripeto, per totali n.ro 8.000 ex percettori mbd).
Salvatore Bruno Bossio [Presidente, sia pure ad oggi dimissionario, del Comitato “CO.L.MO.DER. CALABRIA”, Comitato dei Lavoratori (ormai ex percettori di mobilità in deroga) della regione Calabria]
https://www.facebook.com/notes/salvatore-bruno-bossio/rielaborazione-di-una-mia-vecchia-idea-ora-aggiornata-per-far-lavorare-circa-nro/10208049522835175/

https://l.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.tuttitalia.it%2Fcalabria%2F65-province%2Fnumero-comuni%2F&h=ATNrPrxzaNe5javN7jPGsqnm-qQJBojj34RP6zmc6p85O-U34kPy-HmARQ15JcBHcM3v1OIA4Qj0hf3h8lYkNxzHqdPskTRevvabZINUEWCcBy63tgJAr8aCV3FzkzSl0MqcVjCERbQCN1NuA5KCwynCxsFNHNDhyWh27gAPNx1CJitRGnz9LIWjPv26MHO9m6Nk1fPJ_uEGZfC8nw2X3bxsT1CRWnB_eXBbi50iUOCfdAVABfc0wBOfSO3bRszqWFTBbQ

giovedì 17 agosto 2017

PER GLI STRENUI DIFENSORI DELL'EURO (MONETA DEBITO)... CI SONO O CI FANNO?

PER GLI STRENUI DIFENSORI DELL'EURO (MONETA DEBITO)...
CI SONO O CI FANNO?

Proprio oggi ho sentito al Tg5 che le strade italiane sono ridotte male e, per aggiustarle, servirebbero 40 miliardi di euro.
Ora, essendo nell'euro (moneta debito), tale cifra è impensabile averla e poter spenderla solo per la voce "riparazione e manutenzione strade", e comunque il debito (già, proprio così, il DEBITO verso la Bce!) andrebbe poi restituito con gli interessi, quindi impossibile riparare le strade italiane, come è impossibile far fronte subito ai danni del terremoto e di qualsiasi altra calamità, naturale e non.....
SE, INVECE, AVESSIMO AVUTO LA "SOVRANITA' MONETARIA", RUBATACI "A TRADIMENTO" (QUANDO SIAMO ENTRATI NELL'EURO), IL TUTTO SAREBBE STATO SEMPLICE E VELOCE DA RISOLVERE: LO STATO ITALIANO AVREBBE STAMPATO "DAL NULLA" TUTTA LA QUANTITA' DI MONETA NECESSARIA ED AVREBBE SUBITO PROVVEDUTO A FAR RIPARARE E COSTRUIRE NUOVE STRADE, NUOVE CASE, NUOVE OPERE, E - IN AUTOMATICO - AVREBBE CREATO UN'ENORME OCCUPAZIONE E RICCHEZZA GENERALE TRA I CITTADINI...PRENDENDO BEN PIU' DEI CLASSICI DUE PICCIONI CON UNA SOLA FAVA!
UN GRANDE PIANO MARSHALL, INSOMMA.... (E non venite a dirmi che tutto ciò avrebbe creato inflazione, che - fino al raggiungimento della piena occupazione - inflazione non se ne crea mai! E la nostra disoccupazione è altissima, come tutti, purtroppo, sappiamo...)
Non mi dilungo oltre, in quanto non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire...!
Ecco la differenza, abissale, tra moneta debito (come oggi è l'euro) e moneta sovrana (come lo era una volta la cara amata lira italiana)!
Tutto il resto è fuffa.....
E chi non lo capisce, o è connivente o è davvero ignorante in materia di macroeconomia.....purtroppo!
Salvatore BRUNO BOSSIO

mercoledì 26 luglio 2017

NEPPURE UNA SOLA SEDIA PER GLI UTENTI DELL'UFFICIO POSTALE RISTRUTTURATO DI TAVERNA DI MONTALTO UFFUGO (CS)!!!

NEPPURE UNA SOLA SEDIA PER GLI UTENTI DELL'UFFICIO POSTALE RISTRUTTURATO DI TAVERNA DI MONTALTO UFFUGO (CS)!!!

Stamattina sono stato all'ufficio postale di Taverna di Montalto Uffugo (CS), ci mancavo da prima della ristrutturazione effettuata nello scorso mese di giugno, ebbene, noto due cose, una in meglio, una in peggio:
a) quella in meglio è che l'ufficio è stato, come detto, ristrutturato, abbellito, pitturato, messo a nuovo, leggermente allargato (prima era proprio un "buco"...;
b) quella in peggio, ahimé, è che l'ufficio postale suddetto è diventato - di fatto - anti anziani, in quanto - a differenza di prima, che c'erano 4 o 5 sedie - ora non vi è più neppure una sola sedia!
Eppure ogni inizio mese gli anziani ed ammalati riempiono l'ufficio per andare a prelevare i soldi della pensione.....
Cosa succederà se qualcuno dovesse avere un ammanco, si dovrà sedere per terra!?
E se una donna incinta, magari all'ottavo mese, deve attendwere un po'??
Vergogna, si provveda, non è da Poste Italiane una cosa del genere!!!!

SALVATORE BRUNO_BOSSIO



AGGIORNAMENTO DEL 08/08/2017:
Oggi 8 agosto 2017 mi sono recato a detto Ufficio Postale di Taverna di Montalto Uffugo e, con piacere, ho notato, e ne dò atto a tutti, che - almeno - n. 3 semplicissime sedie ce le hanno messe, e sono - comunque - utilissime, erano tutte occupate, infatti, da persone anziane....
Segnalare serve, come vedete....



giovedì 20 luglio 2017

@borghi_claudio NON SERVE FAR ARRIVARE CENTO MIGRANTI MA METTEREA LAVORARE 100 DISOCCUPATI

@borghi_claudio NON SERVE FAR ARRIVARE CENTO MIGRANTI MA METTEREA LAVORARE 100 DISOCCUPATI "E' una vergogna. I soldi sono di chi ha maturato la pensione e non si capisce perché lo Stato debba pensare di mettergli le mani addosso a seconda di come e dove decide di spenderli. E' tutta una contraddizione, perché se vale il principio delle risorse che devono entrare e non uscire, allora dovremmo uscire dall'Europa visto che questa rappresenta un continuo deflusso di risorse. Perché ogni anno l'Italia può versare 7 miliardi di risorse pubbliche all'Europa senza che ne venga nemmeno spiegato il motivo, e invece i soldi privati del singolo pensionato devono essere aggrediti e questo non ha il diritto di spenderli all'estero? Arrivati a questo punto non si capisce per quale ragione non si debbano vietare anche i viaggi all'estero. Seguendo infatti il pensiero di Boeri, ogni volta che un italiano va all'estero e acquista prodotti a Londra sta togliendo risorse nazionali".
"Il presidente dell'Inps si rifiuta di riconoscere i danni dell'euro sull'economia italiana. E' proprio una moneta troppo forte a costringere alla fuga i potenziali acquirenti di prodotti italiani o anche quanti dall'estero vorrebbero venire a spendere in Italia. Da una parte Boeri non vuole ammettere questo e dall'altro ragiona con una visione distorta del mondo pensionistico, basato su una sorta di catena di Sant'Antonio. Stando al suo ragionamento infatti, se c'è sempre qualcuno che deve pagare i soldi per quelli che sono arrivati prima, ci dovrà essere in futuro qualcuno che dovrà pagare per quelli che sono arrivati ora. Che significa questo? Che senza un costante aumento della contribuzione da parte di qualcuno il sistema non sta in piedi. Questa è pura follia. Uno che ragiona così, e ritiene che le pensioni si reggano su una catena di Sant'Antonio, non sarebbe mai dovuto arrivare alla guida dell'Inps. Il problema è far capire a Boeri che il sistema pensionistico non si regge facendo arrivare persone in più ma facendo lavorare persone in più. Il che tradotto significa che non serve far arrivare cento immigrati ma mettere a lavorare cento disoccupati".
D: L'ex viceministro Zanetti propone un regime fiscale attrattivo per i pensionati esteri del ceto medio-alto del nord-Europa per coprire il buco lasciato dai pensionati italiani. E' d'accordo?
"Assolutamente no. Questa posizione va nella scia della flat-tax per i ricchi. Il problema è che qui si dovrebbe far star bene gli italiani, non fare concorrenza fiscale agli altri paesi. Come posso spiegare ai miei cittadini che hanno un regime penalizzante rispetto all'estero perché sono vecchi clienti rispetto ai nuovi? Lo Stato non è mica una compagnia telefonica che deve andare sempre a caccia di nuovi clienti. Dimentichiamo sempre che abbiamo tante risorse inespresse nella domanda interna, rese tali dalla mancanza di lavoro e di risorse da mettere nelle mani dei cittadini italiani per poter crescere; dobbiamo insomma smetterla di pensare che le risorse debbano sempre arrivare da fuori. Nel contempo dobbiamo essere consapevoli che in uno Stato non dovrebbe esistere il vincolo del pareggio di bilancio. Non esiste a memoria d'uomo uno stato in pareggio. Questo non significa che lo Stato debba spendere in maniera indiscriminata e senza contenimenti della spesa, ma lo Stato non è un'azienda privata e non può sottostare all'obbligo di pareggiare i conti penalizzando così la crescita e lo sviluppo. Se non comprenderemo queste due cose, temo che continueremo a fare chiacchiere a vuoto".
LAPALISSIANO
DA Intelligonews


martedì 18 luglio 2017

Petizione online del 20/06/2017: CHIEDIAMO CHE VENGA DATA UNA MEDAGLIA AL VALOR CIVILE AL GIOVANE MARCO VINCI DI CANICATTI'

CHIEDIAMO CHE VENGA DATA UNA MEDAGLIA AL VALOR CIVILE AL GIOVANE MARCO VINCI DI CANICATTI'




Ad oggi 18 luglio 2017, abbiamo da poco superato le 30mila firme, continuate a firmare in massa su Change, grazie!


Lettera a
Ministro dell'Interno Domenico Minniti
Presidenza del Consiglio
Presidenza della Repubblica
Chiediamo in massa che venga data una Medaglia al valor civile, per dire grazie (noi italiani tutti) al giovane Marco Vinci di Canicattì (ed ai suoi familiari), accoltellato a morte per aver preso le difese di una donna importunata pesantemente da un delinquente.

Premesso che sono calabrese e quindi non conoscevo minimamente il giovane immolatosi ieri, propongo di dare una medaglia al valor civile a Marco Vinci, giovane 22enne bracciante agricolo di Canicatti' che - intervenuto, con grande coraggio, per difendere una donna dagli apprezzamenti fin troppo spinti che un delinquente del luogo (il fermato Daniele Lodato, 34 anni, presunto accoltellatore) le stava rivolgendo - ci ha rimesso la propria giovane vita, accoltellato a morte dal delinquente...

Al giorno d'oggi, di persone come Marco Vinci, disposte ad immolarsi per difendere una donna importunata, ne esistono pochissime...
Appoggiate e rilanciate questa mia idea sui social e sui giornali, online e cartacei, anche su Twitter, facciamola arrivare allo stato, a chi di competenza insomma, non lasciamo che questo giovane sia morto e presto venga dimenticato da tutti, mostriamo apprezzamento per il suo nobile gesto, anche ai suoi familiari, grazie!

Salvatore Bruno Bossio (cittadino italiano) e tutti i sottoscrittori della presente petizione online.





lunedì 10 aprile 2017

PETIZIONE ONLINE DEL 03/04/2017 DEI CITTADINI MONTALTESI (MONTALTO UFFUGO, CS) IN MERITO AL PROBLEMA DELL'ACQUA.

Al Signor Sindaco del Comune di Montalto Uffugo (CS), Avv, Pietro Caracciolo
Al Signor Presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio
Alla Sorical – Catanzaro (CZ)


NOI CITTADINI MONTALTESI, STUFI DEI CONTINUI DISSERVIZI NELL’EROGAZIONE DELL’ACQUA (BENE PUBBLICO E PRIMARIO PER OGNI CITTADINO), CHIEDIAMO AGLI ENTI COMPETENTI, CON LA MASSIMA URGENZA, LA RISOLUZIONE DELL’ANNOSO PROBLEMA.


Segnaliamo e chiediamo la risoluzione, una volta per tutte, a ciascuno degli enti destinatari per le proprie competenze ed a tutti insieme per il raggiungimento del comune obiettivo (avere sempre l’acqua potabile):
Nel Comune di Montalto Uffugo (CS) e nelle sue frazioni Taverna e varie altre, manca continuamente l’acqua, per oltre il 40% all’anno, inoltre – quando non manca – è sempre sporca, non potabile, piena di bolle d’aria che rovinano gli elettrodomestici ed altro, essa ci causa infezioni (se  non vere e proprie malattie), siamo costretti ad acquistare sempre l’acqua (quasi pure per cucinare), il suo colore è sempre scuro e – in attesa che arrivi l’acqua chiara – dobbiamo sempre far scorrere un sacco d’acqua, a pagamento! Come pure a pagamento è l’aria che misurano i contatori dell’acqua al passaggio delle bolle dell’aria…..
Ma siamo nel 2017 o nel Medioevo?
Ma – cari Enti interessati – lo sapete o no che noi siamo cittadini e non sudditi, e che non siamo tenuti a pagare per un servizio che non ci date??
Volete darvi una mossa o no, ora che sta per arrivare di nuovo la stagione estiva e la sera uno non può farsi neppure la doccia?? (Per non parlare del non poter cucinare, bere, ecc.)
Con ogni riserva – sin d’ora – di presentare denunce e segnalazioni anche alla Procura della Repubblica competente, noi cittadini montaltesi vi chiediamo di risolvere l’annoso problema, una volta per tutte, grazie!
E di farlo sùbito, non fra trent’anni!!!

Addì 03 aprile 2017.
Firmato, I CITTADINI MONTALTESI, NON SUDDITI!

Votatela, cari concittadini montaltesi, in massa, è gratis, su Change, al seguente link:






giovedì 30 marzo 2017

Bando alle ciance (frottole, stupidaggini, fandonie)! Passiamo ai fatti! Qui in Italia urge USCITA DALL'EURO e Piano Marshall per il LAVORO...

Bando alle ciance (frottole, stupidaggini, fandonie)! Passiamo ai fatti! Qui in Italia urge USCITA DALL'EURO e Piano Marshall per il LAVORO...

Non la voglio fare lunga e vado al sodo, sùbito.
Qui in Calabria, in particolare, ma in tutt'Italia in generale, necessita un Piano Marshall per il LAVORO, quindi per la ripresa economica (visto che l'Italia ha sia le materie prime e sia le competenze tecniche elevatissime per la produzione di beni, anche per l'esportazione...non per nulla eravamo, e dovremo tornare ad esserlo, una delle 6 o 7 nazioni più industrializzate al mondo, prima dell'entrata nell'euro)...ma per poter fare ciò, non estemporaneamente ma in modo continuativo, per tutti gli anni a venire, e non solo per l'immediato, serve riappropriarsi della SOVRANITA' MONETARIA...ragion per cui occorrerà uscire dal maledetto EURO il prima possibile.
Prima lo si capirà da parte della maggior parte degli italiani, da parte della maggioranza del popolo italiano, meglio sarà per tutti noi!! (ovvio, le élites dei politici e poteri forti vari, che raggiungono appena il 3% della popolazione italiana, ma tengono sotto schiaffo, a soffrire, l'intero 97% restante, dicevo, le caste citate non vorrebbero mai permettercelo, per non perdere i loro vantaggi acquisiti...ma il popolo italiano dovrà essere più forte e convinto che mai per vincere le fortissime resistenze al cambiamento di coloro che ci vorrebbero tenere schiavi per sempre!)

Salvatore Bruno Bossio


domenica 22 gennaio 2017

DIRITTO DI ABITAZIONE E TRASFERIMENTO RESIDENZA: IMU E TASI

DIRITTO DI ABITAZIONE E TRASFERIMENTO RESIDENZA: IMU E TASI:

Tanti Caf e Patronati - ma anche consulenti fiscali, commercialisti, ecc. - che da sempre fanno dichiarare tutto pro-quota agli eredi del defunto (e cioè sia al coniuge superstite e sia agli eventuali figli), anziché tutto il 100% al solo coniuge superstite (sia ai fini dei redditi irpef e sia ai fini IMU e TASI), come è giusto che sia in quanto lo prevede l'art. 540 del C.C., leggessero ed imparassero, già in passato ho scritto in merito (Verba volant, scripta manent!):